Pakistan, quando il Vangelo prepara la democrazia
Profili nel coraggio
I cristiani del Pakistan sono gli ultimi che diventano i primi, anche attraverso il martirio. Gli esempi di Cecil Chaundry, morto lo scorso 15 aprile, e del suo straordinario allievo, Shahbaz Batti, ucciso un anno fa, rimarranno pietre miliari nel difficile cammino verso la libertà di un'intera nazione
(pubblicato su “Popoli e Missione”, 2012)
“Voglio solo un posto ai piedi di Gesù”. Parola di ministro, nonché leader politico. Una semplicità sconcertante, quella di Shahbaz Batthi, davvero inimmaginabile nell'odierno contesto politico italiano, ma anche nell'intero scenario europeo. Non c'è da dolersene, per certi aspetti, perché sappiamo, ce lo ha ricordato Brecht, che è “sfortunato il paese che ha bisogno di eroi”. Anzi, di martiri, persone disposte a sacrificare la vita per testimoniare la forza e la coerenza dei loro principi morali, della loro fede, del loro amore per il prossimo.
Il paese sfortunato in questo caso è il Pakistan, sospeso negli ultimi vent'anni, o da sempre, fra l'avanzamento e la regressione, fra la luce e le tenebre. E l'apparente paradosso è quello di un fervente religioso che si batte per il più laico dei principi democratici: la libertà di religione. Per i cristiani, per gli indù, per i sikh, per tutte le minoranze oppresse; ma alla fine anche e soprattutto per i musulmani, la stragrande maggioranza dei circa 180 milioni di pakistani Avendo ben chiaro che il vero nemico è la miseria, l'ingiustizia sociale, la mancanza di istruzione che riguardano un intero popolo, perché “i poveri non hanno religione”.
Purtroppo il Pakistan è nato proprio da una drammatica separazione su base religiosa, quella fra musulmani e indù, del 1947. Il perenne clima di guerra instaurato con l'India non ha certo aiutato la crescita democratica interna: dopo il conflitto armato seguito alla divisione (1947-1948), ci fu quello in Kashmir del 1965, e quello più sanguinoso del 1971 che portò al distacco del Pakistan orientale, diventato indipendente col nome di Bangladesh.
Le due ultime guerre indo-pakistane videro le imprese militari del pilota Cecil Chaudhry, capitano dell'aeronautica e fervente cattolico, capace di incursioni coraggiose ( e vittoriose, in guerre sostanzialmente perse dal Pakistan) da cui torna miracolosamente vivo. Chaudhry, diventato eroe nazionale, sarà l'insegnante e il mentore di Batthi, i due lavoreranno insieme nella All Pakistan Minorities Association (APMA). Ma l'esercito pakistano, sempre sostenuto dagli U.S.A continuò ad esercitare un ruolo ambiguo, per non dire del tutto negativo, sul paese.
Il Pakistan si è sempre trovato in mezzo ad uno scacchiere molto più grande di lui: prima quello della Guerra Fredda, poi quello del lotta per il petrolio e contro il terrorismo islamico. E' importante tenere presente il quadro geopolitico per capire le evoluzioni e soprattutto le involuzioni del Pakistan:i fattori esterni finiscono infatti per pesare quanto i fattori interni.
Il Pakistan non è una nazione di musulmani fanatici, violenti e retrogradi. Ma è un paese che non riesce a fare il salto in avanti verso la democrazia, lo sviluppo e la giustizia sociale.
Alì Bhutto se l'era posto come traguardo, agli inizi degli anni Settanta. Almeno così sosteneva davanti a Oriana Fallaci, che non gli dava troppo credito. Ma per quanto il personaggio resti molto controverso, di certo le cose peggiorarono con il dittatore militare Zia (molto vicino a Washington) che fece impiccare Bhutto nel 1979 e che condusse il paese con pugno di ferro fino al 1988, quando lasciò il potere ai civili (cioè a Benazir Bhutto)
Attenzione alle date: 1979-1988. Non sono casuali. Sono gli anni della guerra nel vicino Afghanistan, la vittoriosa guerra dei mujahiddin contro l'Armata Rossa, preludio del crollo dell'Unione Sovietica.
I servizi segreti pakistani, che operano per conto della CIA, sono gli apprendisti stregoni dei talebani, e tutto il paese si inclina pericolosamente verso l'integralismo islamico. L'esercito in pratica attizza il fuoco da un lato (quello della fede musulmana) e dall'altro lo reprime. L'integralismo diventa un utile strumento, in una sorta di strategia delle tensione permanente.
E' in questo contesto che, nel 1986, nasce la “legge nera”, tecnicamente l' articolo 295 del codice penale ovvero: della blasfemia. L'offesa alla religione (a qualsiasi religione) era già punita, con il carcere fino a sette anni. I due commi aggiunti recitano: chi offende il Corano sarà punito con l'ergastolo; chi offende Maometto sarà punito con la morte.
La legge sulla blasfemia è lo strumento perverso per regolare conti personali, tenere sotto scacco le minoranze (in particolare quella cristiana, che verrà coinvolta nel 51 per cento dei casi di blasfemia, una percentuale enorme rispetto alla consistenza numerica), mantenere un clima di esasperazione religiosa che si instaura nel paese attraverso l'opera incessante delle madrase , le scuole coraniche, fucine di estremisti.
Shahbaz Batthi, classe 1968, inizia la sua attività in questi anni. Difende le persone colpite ingiustamente dall'accusa di blasfemia (l'ultima e più famosa è stata la contadina analfabeta Asia Bibi, condannata a morte per aver osato sostenere che Gesù non avrebbe mai rifiutato un po' d'acqua a chi aveva sete, come era stato rifiutato a lei), si batte per abolire la “legge nera”, e allo stesso tempo cerca di aiutare i bisognosi a prescindere dalla loro religione.
Tutti rimarranno impressionati dagli aiuti che Batthi e la sua APMA, collegata alle associazioni cattoliche fra cui la Comunità di Sant'Egidio e la Caritas di Venezia, porteranno alle vittime del terremoto nel 2005.
Ma il clima del paese è peggiorato ulteriormente dopo l'undici settembre 2001 e l'intervento americano in Afghanistan. I cristiani vengono dipinti come potenziali collaborazionisti dei nuovi crociati. Ma gli stessi musulmani, e tutte le donne, sono vittime di questo clima di intolleranza che avvelena il paese. Il governo dei militari non muove un dito per cambiare la situazione.
Gli estremisti islamici agiscono quasi sempre nell'impunità. In certi casi la connivenza con polizia e militari è plateale. Per aver preso le parti di Asia Bibi, il governatore (musulmano) del Punjab Salman Taseer viene ucciso.
Batthi sa che presto verrà il suo turno, anche se nel frattempo è diventato ministro per le minoranze religiose (uno dei frutti del ritorno del governo civile, nel 2008). Minacciato un'infinità di volte, va incontro alla morte da uomo di fede.
Il 2 marzo 2011, sotto la pioggia, un commando si affianca alla sua macchina e apre il fuoco con i mitra. Batthi non aveva una sua famiglia, si era dedicato completamente alla sua causa. Gli altri familiari vivevano fuori dal Pakistan per ragioni di sicurezza. Ma il fratello Paul, medico, che viveva in Italia, è tornato in Pakistan e ha preso il posto di Shahbaz., come ministro per le minoranze religiose. La lotta di questi due devoti cattolici aiuterà tutto il paese, e libererà gli stessi musulmani dall'incubo del fanatismo, dall'oppressione dell'intolleranza. Ci vorrà un miracolo, d'accordo. Ma è un miracolo possibile, e in quanto tale la politica ha il dovere di provare a realizzarlo. Per il resto, Batthi invocava l'aiuto di Maria: “Madre del cielo, nostra Madonna dei miracoli, Regina del Pakistan, prega per noi”.
Cesare Sangalli